È legittimo superare il plafond Iva a causa di un rimborso «a sorpresa»

di Fabrizio Cancelliere e Gabriele Ferlito, Il Sole 24 Ore, 29 luglio 2019, p. 16.

Se il superamento del limite annuale per la compensazione orizzontale è determinato dal rimborso effettuato tardivamente dall’agenzia delle Entrate, non è ammesso il recupero dello “splafonamento”, né tanto meno l’irrogazione di alcuna sanzione. È il principio affermato dalla Ctr Puglia con la sentenza 3559/4/2018.

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Associazioni, salvo il presidente che firma solo il modello Redditi

di Fabrizio Cancelliere e Gabriele Ferlito, Il Sole 24 Ore, 25 febbraio 2019, p. 17.

L’articolo 38 del Codice civile, che impone ai rappresentanti delle associazioni non riconosciute una responsabilità solidale per il pagamento delle obbligazioni insoddisfatte dell’ente, richiede la dimostrazione dell’attività negoziale dagli stessi concretamente svolta nei confronti dei terzi. Pertanto, con riferimento alle obbligazioni tributarie, non è sufficiente la mera sottoscrizione della dichiarazione dei redditi per fondare la responsabilità solidale del legale rappresentante dell’associazione. È quanto affermato dalla Ctr Molise 603/1/2018.

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Sì al ritorno dell’azienda dopo la cessione societaria

di Fabrizio Cancelliere e Gabriele Ferlito, Il Sole 24 Ore, 4 febbraio 2019, p. 15.

Non è elusiva la cessione di una partecipazione totalitaria in una società, seguita da un aumento di capitale della società cedente che vede il conferimento a sé del ramo di azienda facente parte della società ceduta. Si tratta, infatti, di un complesso di operazioni non caratterizzato da una «indifferenza civilistica» tra situazione ante e post riorganizzazione. Inoltre, l’onere della prova, che spetta all’Agenzia delle Entrate in caso di disconoscimento degli effetti di un’operazione societaria complessa, non può essere soddisfatto dalla allegazione di un unico elemento indiziario, ma occorrono più indizi tra loro concordanti. Sono i princìpi affermati dalla Ctr Emilia Romagna 2756/5/2018. 

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L’assenza di rettifica dell’Iva nei termini cristallizza il credito

di Fabrizio Cancelliere e Gabriele Ferlito, Il Sole 24 Ore, 14 gennaio 2019, p. 18.

La mancata rettifica nei termini di legge della dichiarazione in cui è esposto un credito Iva comporta il consolidamento del credito. Inoltre, in tema di controllo automatizzato delle dichiarazioni (ex articolo 36-bis, Dpr 600/1973), l’eventuale rettifica di quanto dichiarato dal contribuente costituisce esercizio della funzione impositiva equiparabile all’emissione di un avviso di accertamento, pertanto la cartella di pagamento deve essere debitamente motivata. Sono i principi affermati dalla Ctr della Sardegna con la sentenza 392/4/2018.

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Fideiussione tardiva: interessi bloccati sul rimborso Iva

di Fabrizio Cancelliere e Gabriele Ferlito, Il Sole 24 Ore, 10 dicembre 2018, p. 20.

L’eventuale ritardo del contribuente nella produzione della garanzia fideiussoria blocca la maturazione degli interessi ai fini del rimborso Iva. Infatti, nell’ambito della normativa che disciplina questi recuperi d’imposta, la richiesta di fideiussione formulata dall’ufficio è assimilabile ad una richiesta documentale. Lo ha affermato la Commissione tributaria provinciale di Milano con la sentenza 4029/7/2018.

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L’errore formale non incrementa l’Irap

di Fabrizio Cancelliere e Gabriele Ferlito, Il Sole 24 Ore, 3 dicembre 2018, p. 18.

Si applica l’aliquota Irap ordinaria (e non quella maggiorata prevista per gli enti finanziari dall’articolo 16 del Dlgs 446/1997) anche alla holding “operativa” che per errore ha compilato la dichiarazione Irap usando i codici propri dei soggetti finanziari. Con questo principio, la Ctp Milano, con la sentenza 394/01/2018 (presidente Roggero e relatore Chiametti) ha accolto il ricorso di una società e ha annullato una cartella di pagamento emessa a fronte di un presunto carente versamento dell’acconto Irap.

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Bonus impatriati ai laureati per due anni fuori dall’Italia

di Fabrizio Cancelliere e Gabriele Ferlito, Il Sole 24 Ore, 12 ottobre 2018, p. 26.

I soggetti rientranti nel comma 2 dell’articolo 16 del Dlgs 147/2015 possono accedere al bonus impatriati se sono stati fiscalmente residenti all’estero per almeno i due anni precedenti il rientro in Italia. Lo ha chiarito l’Agenzia delle Entrate con la risposta 32 a una istanza di interpello, pubblicata ieri, ribadendo quanto già affermato con la risoluzione 51/E del 7 luglio 2018. Il regime agevolato per i lavoratori impatriati prevede, per chi si trasferisce dall’estero in Italia, una detassazione del 50% del reddito di lavoro dipendente e autonomo prodotto nel nostro Paese per cinque anni. Secondo il comma 2 dell’articolo 16 sono destinatari del beneficio fiscale anche i cittadini dell’Ue o di uno Stato extraeuropeo con il quale risulti in vigore una convenzione contro le doppie imposizioni o un accordo sullo scambio di informazioni in materia fiscale, che siano in possesso di un titolo di laurea e abbiano svolto continuativamente un’attività di lavoro o di studio (conseguendo una laurea o una specializzazione post lauream) fuori dall’Italia nei 24 mesi precedenti al trasferimento. 

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Società di comodo senza contributi Inps

Non è soggetto a contribuzione previdenziale il reddito imponibile determinato applicando la disciplina delle società non operative, in particolare laddove si renda applicabile la presunzione legata alla perdita reiterata. Lo ha affermato il tribunale di Cuneo con la sentenza 161/2018 del 22 agosto scorso, valorizzando la natura presuntiva del maggiore reddito accertato.

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L’amministratore di fatto della società evita le sanzioni per gli illeciti fiscali

di Fabrizio Cancelliere e Gabriele Ferlito, Il Sole 24 Ore, 8 ottobre 2018, p. 18.

L’amministratore di fatto non può rispondere, neanche a titolo di concorso, delle sanzioni per le violazioni fiscali riferibili alla società, in quanto la responsabilità ricade unicamente su quest’ultima. Lo ha affermato la Ctr Lombardia con la sentenza 2546/18/2018.

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Detrazione per i figli a carico al coniuge residente in Italia

di Fabrizio Cancelliere e Gabriele Ferlito, Il Sole 24 Ore, 5 ottobre 2018, p. 27.

L’accertamento dei presupposti per stabilire l’effettiva residenza fiscale all’estero costituisce una questione di fatto che non può essere oggetto di istanza di interpello ai sensi dell’articolo 11 della legge 212/2000, come peraltro già chiarito nella circolare 9/E/2016. È il principio ribadito dalle Entrate, che hanno ritenuto inammissibili due interpelli presentati da due diversi contribuenti italiani, trasferiti all’estero per motivi di lavoro, entrambi interessati a valutare gli effetti conseguenti al trasferimento (n. 25 e 26, pubblicate ieri). 
Nonostante l’inammissibilità degli interpelli, l’Agenzia coglie l’occasione per fornire indicazioni di carattere interpretativo per i lavoratori trasferiti all’estero. Tra queste, quella di maggiore interesse, contenuta nella risposta 25, riguarda la modalità di ripartizione della detrazione per figli a carico tra genitori non separati. Sebbene la norma (articolo 12, comma 1, lettera c, del Tuir) difetti di indicazioni specifiche per il coniuge residente all’estero, secondo l’Agenzia ciò non osta all’esercizio della facoltà, prevista dalla norma, di esercitare la detrazione in misura piena (100%) in capo al coniuge residente in Italia, se il suo reddito complessivo è superiore a quello del coniuge non residente.

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